Gentile Redazione di Risorsa Longevità e gentili lettori, mi chiamo Sabino Cannone, sono psicologo-psicoterapeuta, esperto in psicologia del traffico.
Come esperto in materia, desidererei fornire alcune informazioni che credo possano essere utili per il dibattito.
Sono entrato nella grande (ma numericamente ristretta) famiglia degli psicologi del traffico nel 1993, proprio in conseguenza della promulgazione dell’allora Nuovo Codice della Strada che prevedeva l’istituzione dell’Educazione stradale obbligatoria per tutte le scuole di ogni ordine e grado ed una visita psicologica obbligatoria per prendere la patente. Norma quest’ultima mai resa operativa e ben presto cancellata. Da allora mi sono occupato di Educazione stradale nelle scuole e di formazione formatori. Vorrei dire la mia rispetto alle novità legislative introdotte di recente al Nuovo Codice della strada, in particolare per quanto riguarda l’ex art. 230, quello che normava l’attivtà di Educazione stradale nelle scuole. Apparentemente, nella sostanza non ci sono grandi variazioni rispetto al testo precedente, ma quelle poche sono, io credo, significative di una tendenza che vorrei esplicitare e commentare. Queste variazioni hanno generato anche un’incongruenza formale, che mi accingo a riportare.
L’incongruenza formale è data dal fatto che con le modifiche di recente apportate a questo articolo, si elimina il riferimento alle “associazioni ambientaliste riconosciute dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio ai sensi dell’articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, di società sportive ciclistiche nonché di enti e associazioni di comprovata esperienza nel settore della prevenzione e della sicurezza stradale e della promozione ciclistica individuati con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti”. Per cui quando successivamente si fa riferimento al comma 2 dell’ex art. 230, che è rimasto inalterato, si legge: “Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con propria ordinanza, disciplina le modalità di svolgimento dei predetti programmi nelle scuole, anche con l’ausilio degli appartenenti ai Corpi di polizia municipale, nonché di personale esperto appartenentealle predhttps://www.facebook.com/profile.php?id=1801881600#!/group.php?gid=112109345509009ette istituzioni pubbliche e private”. Quali? Già, predette, dette prima. Proprio la parte che è stata tagliata. E qui, per concludere, viene il riferimento al merito dalla variazione. Viene tagliato il riferimento proprio all’aspetto della mobilità sostenibile che qualificava, secondo me, il termine di educazione stradale. Ora la strada è spianata per l’imperio della Sicurezza stradale. Concetto pericoloso per il vivere civile, oltre che fumoso ed aleatorio, perché spinge nella direzione del conformismo e della de-responsabilizzazione. So, di avere detto parole molto pesanti e forse anche scandolose, per cui, se vorrete avere la pazienza di seguirmi sul blog che ho di recente aperto e che è dedicato proprio a spiegare le mie idee su questo tema, ve ne sarò grato.
I riferimenti sono due. Il primo è al blog:
https://laviadellaguida.blogspot.com/
il secondo è al gruppo che ho di recente aperto su Facebook:
https://www.facebook.com/profile.php?id=1801881600#!/group.php?gid=112109345509009
Grazie per l’attenzione. Dr. Sabino Cannone
Egregio Dott. Cannone,dato che siamo in questo particolare blog, mi piacerebbe che ci parlasse della mezza proposta di negare la patente dopo gli 80 anni.
Io direi : togliere la patente no, però fare qualche test sullo stato dei riflessi.
Lei che ne pensa?
La ringrazio.
Bianca
Gentile Bianca, rispondo volentieri alla Sua domanda.
Comincerei con una rassegna circa i dati oggettivi della questione e successivamente esprimerei un mio parere personale in proposito.
La questione che Lei pone, dal punto di vista dell’iter parlamentare che ha portato all’attuale Nuovo Codice della Strada, mi pare che sia ben riassunta dall’articolo qui lincato:
https://www.omniauto.it/magazine/12926/nuovo-codice-della-strada-ancora-patente-dopo-gli-80-anni
Integrerei la questione legislativa con i risultati di una ricerca seria ed interessante sull’argomento.
Mi riferisco al Progetto “STUDIO DEI FATTORI UMANI DEGLI INCIDENTI STRADALI E DELLA SICUREZZA DI GUIDA” , coordinato dal Professor Gianfranco Vivoli dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Riporto un passaggio significativo:
“Ma recenti statistiche evidenziano la crescita di un fenomeno che vede sempre più anziani coinvolti in incidenti stradali. I rischi legati all’anzianità sono un altro elemento di studio della ricerca. Molti indicatori dimostrano che gli anziani, pur non essendo la categoria a maggior rischio incidenti, sono vittime di conseguenze molto più gravi di quelle cui vanno incontro i giovani. Gli anziani hanno un livello di attenzione più basso e spesso soffrono di un deficit visivo importante, oltre ad avere una motilità limitata del collo e della testa, ecco perché buona parte degli incidenti che coinvolgono anziani accade agli incroci”.
Detto questo, una volta inquadrato il problema nel modo più oggettivo possibile, vengo ora al mio parere personale. Eviterei innanzitutto di muovermi per categorie, in qesto caso di età. Ci sono utraottantenni che guidano in modo molto più affidabile di altri automobilisti molto più giovani di loro. Il rischio presente nel procedere per categorie è quello di vittimizzare una di queste categorie, in questo caso quella dei guidatori ultraottantenni. Per contro, non mi sembra una buona soluzione quella di ignorare il problema, ingenerando così facendo un vissuto di vittimizzazione da parte delle altre categorie di guidatori. Ma, come al solito, tutto dipende dalla prospettiva da cui si guardano le cose. Dal punto di vista della sicurezza il problema è quello di individuare “il colpevole”, cioè chi o cosa potrebbe provocare un incidente. E’ la logica del nemico, o della mela marcia. Una volta eliminata la mela marcia, le restanti mele sono al “sicuro”. Spero che si comprenda quanto prima il carattere fallimentare, perché intrinsecamente inefficace e socialmente terroristico, di questo modo di procedere.
Una prospettiva differente, una volta svincolati dall’imperio della “sicurezza”, è quella della virtuosità. Sarà allora lo stesso guidatore ultraottantenne a valutare l’opportunità per sé e per gli altri, di guidare oppure no, o quanto e quando guidare. Solo svincolandosi dal giogo del gioco compulsivo tra il singolo e l’istituzione, che potremmo riassumere come il gioco del “ti frego / no, non mi freghi!”, solo in questo modo il guidatore ultraottantenne, come qualsiasi altro guidatore, può riconoscere ed utilizzare le potenzialità di crescita per la propria persona che questa nuova condizione gli offre. E questa nuova condizione è quella di una fase della propria vita in cui la persona si incontra con i propri limiti fisici. Che liberazione quella di accettarli! Adeguando così di conseguenza il proprio comportamento alla guida senza insistere in una ricerca dell’autorizzazione alla guida, che in qualche modo sancisca il mio sentirmi ancora valido. C’è come un cambio di logiche: da quella digitale tutto/niente della sicurezza, a quella discreta, con soglia variabile della virtuosità. In questo, un corso di guida virtuosa può senz’altro essere utile.
Infine, per intenderci, ritengo che comunque un esame serio delle capacità psico-fisiche dell’ultraottantenne, come di tutti gli altri guidatori, sia assolutamente necessario. Grazie per l’attenzione. Dr. Sabino Cannone
Guido dal 1964, quando pochissime erano le donne al volante. Costretta a muovermi in macchina perché avevo un lavoro lontano da casa e con orari non ben definiti, facevo i miei cinquanta km. al giorno con la mia 850 coupé sfrecciando sulla statale 16 senza nessun problema. L’unico pericolo era l’incrocio di Mezzavia senza alcun semaforo, dove s’immettevano, buttandosi, macchine provenienti da Due Carrare e da Montegrotto Terme. Io riuscivo, a distanza, a percepire il pericolo che qualcuno uscisse da quegli stop ed ero pronta a spostarmi o a frenare. Quanti scampati incidenti a quell’incrocio!
Ora quel pezzo di statale, dal Bassanello a Monselice, è pieno di semafori e di rotatorie. Superprotetti, verrebbe da dire. Ma se vado a ripercorrere quel tragitto, ho più paura adesso di quando ero giovane. E’ l’insicurezza della mia età non più giovane, la mia esagerata prudenza, o sono i numerosi automobilisti della “new generation”che non rispettano più nessuna regola stradale? Passano col rosso, non ti danno la precedenza sulla rotatoria, ti sorpassano ad un pelo di distanza con la linea continua facendo vibrare la tua utilitaria, ti strombazzano se osi…rispettare i limiti di velocità, non mettono la freccia per girare, e via dicendo.
Guido da 40 anni e non ho mai fatto un incidente o preso una multa proprio perché rispetto le regole, ma soprattutto perché riesco ancora a “controllare” gli errori che fanno gli altri. E come me tantissimi miei amici della stessa età o ancora più…grandi. Siamo comunque coscienti che all’età di ottant’anni non sarà sufficiente la nostra buona “educazione stradale”, ma anche un buono stato psico-fisico. E’ anche vero che è difficile decidere da soli di ritirarsi dalla guida se qualcuno non ci costringe a farlo. Quando l’età avanzata ti priva già di molte possibilità, è duro rinunciare a quella certa autonomia che ti dà la tua macchina, e dover attendere, forse invano, che qualche figlio ti accompagni in un tal posto quando ne hai bisogno e non quando lui ha tempo. Ed è ancor più difficile voler capire che il tuo tempo è passato….