Carissimi ragazzi e ragazze
La vostra gentile professoressa Barbara Baschiera e soprattutto le vostre lettere mi hanno fatto rivivere i tempi in cui giocavo con i mie amici.
Abitavo in un quartiere popolare di Milano con grandi caseggiati e molto spazio libero dove quasi sempre una decina di ragazzi si riuniva, dopo aver fatto i compiti, per giocare.
Come vedete parlo di gioco e non di giocattoli in quanto in quei tempi le possibilità di comprare regali che noi avremmo desiderato erano piuttosto ridotte, per Natale e per il compleanno generalmente arrivava un bel libro per ragazzi con qualche caramella, a volte invece arrivava un bel paio di scarpe nuove sempre con caramelle allegate.
Erano libri di avventura, da “I ragazzi di Via Pal” a “Il Corsaro Nero” per passare ai “Tre Moschettieri oppure alle “Tigri della Malesia”. Immaginate, bastava che trovassimo un bastone con in cima uno straccio nero che subito facevamo parte di una ciurma di pirati in un covo di qualche isola caraibica; oppure bastava trovare dei mattoni o qualsiasi altro materiale sufficiente per una barricata ed ecco un fortino da cui sparavamo su un invisibile nemico: Eravamo talmente occupati in questi giochi che qualche volta ci dimenticavamo perfino che era ora di cena.
Poi c’erano i giochi stagionali: in maggio il Giro d’Italia e a settembre il Gran Premio di Monza. Per quanto riguarda il Giro d’Italia era facile in quanto bastava disegnare col gesso sul marciapiede quello che poteva sembrare l’Italia e poi entro quei limiti veniva disegnato il percorso dei ciclisti, a questo punto entravano in scena i campioni in carica rappresentati dai tappi a corona ripieni di stucco che si muovevano a colpi di “cric” (scatto del dito medio rilasciato dal pollice), il guaio era quando c’erano due o tre Bartali o più di un Coppi!
Per il Gran Premio di Monza veniva invece scavato un canale nella terra che assomigliava appunto al famoso circuito, curva di Lesmo compresa, e questa volta le potenti macchine e i relativi piloti erano rappresentati da colorate biglie di vetro.
Avevo circa la vostra età quando ebbe inizio la guerra e con lo sfollamento molti amici lasciarono la città, rimanemmo in pochi e non era opportuno giocare all’aperto; dovevamo fare tanti compiti a casa in quanto la sirena interrompeva spesso le lezioni ed il programma scolastico che doveva essere svolto, obbligava gli insegnanti ad usufruire del poco tempo che restava in classe per colmare le lacune. Il tempo per giocare in casa non mancava c’era il gioco dell’oca, le carte oppure la battaglia navale che si poteva fare anche in cantina: Durante l’estate io andavo in campagna presso gli zii e li , quando non si doveva lavorare, si andava nei boschi con i nuovi amici.
Con la fine della guerra gli amici tornarono, eravamo grandicelli (16 anni), molti di loro trovarono lavoro presso varie officine mentre io continuai la scuola che fu abbastanza pesante, bisognava ricuperare l’anno perso ma ho sempre avuto la possibilità di divertirmi e di giocare.
Voi direte “povero nonno non aveva giocattoli” mi spiace deludervi avevamo un grosso e magnifico giocattolo , LA FANTASIA, era un giocattolo magico che trasformava ogni cosa in gioco, inoltre ho giocato con i miei figli nati negli anni sessanta qundi con giocattoli come i vostri, Paola conserva ancora il suo Ciccio Bella ed Andrea ha giocato ancora coi suoi figli con lo scatolone di Lego: Adesso sono tutti informatizzati.
E’ giunto il momento che devo farvi una confessione: da grande ho potuto avere il mio giocattolo da sempre sognato con il quale ho giocato per diversi anni ed è la bellissima ferrovia con i relativi treni che pian piano avevo costruito e che ora giace in diversi scatoloni in garage. Che nostalgia quando, nel caso di visita delle scolaresche, torno a giocare con quel vecchio e prezioso trenino del Museo del Giocattolo!
A proposito, non mi sono presentato: Sono Giovanni quel nonno vestito di nero che avete incontrato durante la vostra visita, il nonno che giocava con i treni ero io.
Un forte abbraccio, vi aspetto
Mi sa che hai tanta ragione ma almeno la scuola ti ha insegnato ad essere così socievole e paziente!!!! Spero che tu scriva anche a me CIAO…. 🙂
La foto inserita nella mia lettera non quella dl mio trenino, la mia ferrovia non era così bella ma un po più complessa Giovanni
Cari ragazzi il vostro compagno Cristianmilan mi ha inviato un Email con scritto quanto sopra con la richiesta di una risposta, nella convinzione che altri hanno domande o chiarimenti ecco cosa ho scritto a Cristian: “caro Cristian ti ringrazio molto per il sensibile commento al mio racconto, forse hai ragione i tempi in cui ho vissuto mi hanno insegnato ad essere aziende e socievolezza ti garantisco che molto hanno collaborato i miei 8 nipoti che ora sono grandi.
Mi chiedi di scrivere anche a te ma io ti ho già scritto sul nostro blog dato che la pagina “AUTOBIOGRAFIAMO?” è stata creata per questo , condividere tutto con tutti perciò chiedimi tutto quello che vuoi sapere e ci troveremo sul blog o di persona nel prossimo incontro, potrai constatare che la voglia di chiarimenti è molto diffusa.
Un forte abbraccio, arrivederci Giovanni nonno feroviere
anc’ io ho…avevo un trenino e da quanto ci ho giocato,ho fuso il motorino della locomotiva,ho cercato di aggiustarlo ma la plastica aveva avvolto il rotore e non girava! 🙁
Caro Tommaso,
ho il piacere di incontrare un collega di giochi con la mia stessa passione per i trenini, cosa possa essere successo alla tua locomotiva, quando brucia un motorino di solito va sostituito, portala al laboratorio del Museo dove hai incontrato i nonni del cuore.
Sei fortunato perché hai conosciuto persone abilissime nel modellismo e qualcuno ha lavorato nel mondo del giocattolo. Porta la tua locomotiva e vedremo cosa si può fare.
Giovanni
Ah!!! Se solo lo avessi saputo prima! É successo tanto tempo fa e ancora non ti conoscevo, ormai la ho gettata (all’inizio non volevo farlo) ,comunque mi stanno a cuore il tuo interessamento e la tua disponibilitá
grazzie e ciao da Tommaso