Da tempo, l’incontro con qualche clochard mi porta a chiedermi cosa ha portato alcune persone a vivere così.
Quando posso, mi piace andare alla mattina presto a fare una passeggiata lungo l’argine di Via Pio X.
Alcune mattine fa ho rincontrato, seduto sulla solita panchina, un barbone tutto avvolto in un pastrano e addirittura incappucciato nonostante il caldo, di lato parcheggiata c’è la sua vecchia bicicletta con varie borse contenenti tutte le sue cose; una, in particolare, lasciava intravedere un asciugamano grande accuratamente piegato.
Passo, mi sorride e mi fa un cenno di saluto che contraccambio. Proseguo la mia passeggiata e poi ritorno ripassando, questa volta gli sfugge timidamente, quasi sussurrato un “Buon giorno!” MI fermo e rispondo al saluto, ci guardiamo, ha due occhi celesti e sembrano limpidi, nonostante le sue condizioni non sembra tanto vecchio. Ora finalmente trovo il coraggio e gli dico: “Posso farle una domanda indiscreta? Mi risponde porgendomi la sua mano destra invitandomi a stringergliela. Sono combattuta, trovo il coraggio e metto la mia mano sopra la sua, lui la stringe delicatamente e vi porge sopra un leggero bacio, un loquace modo per ringraziarmi di non aver avuto repulsione di lui. Provo dentro di me un’emozione inspiegabile, soprattutto per essermi vinta.
Faccio la mia domanda: “Come mai è stato costretto o ha scelto di vivere così? Cerca di rispondermi con gli occhi, sembra non sappia nemmeno lui il perché. Continuo con un’altra domanda: “E’ italiano?“ Finalmente una risposta: “Sono italiano ma vengo dalla Tunisia; Ho lavorato 18 Anni nell’edilizia ho faticato tanto, ho dolori sulle spalle e braccia, poi non c’è stato più lavoro.”
Silenzio …… Gli chiedo dove va a mangiare e risponde che ha dei panini, Gli do un po’ di spiccioli, gli raccomando di non prendere vino, risponde tutto sorridete che si prenderà un pollo arrosto, aggiunge un gnam, gnam. Per fortuna il mio piccolo obolo sarà sufficiente!
Proseguo la mia strada con una felicità tutta nuova dentro di me!
Ho voluto condividere con voi tutto questo, non in cerca di applausi, ma solamente per condividere un’esperienza positiva.
Dietro a queste persone non c’è sempre povertà. Molto spesso hanno alle spalle dei grandi dolori che li hanno portati a lasciarsi andare, rinunciando alla vita. Nessuno li ha aiutati ad uscire da una forte depressione, anche se appartenenti a qualche ricca famiglia, anzi i parenti se ne sono spesso vergognati. Ho avuto modo anch’io di conoscerne qualcuno nelle mie esperienze di volontariato. Qualcuno é stato ospitato anche nelle residenze dell’OIC. Ascoltare le loro storie ti fa capire quanto siamo fortunati quando si può contare sull’affetto di parenti od amici quando ti sembra che tutto stia crollando.
Giancarla
E’ proprio vero, cara Giancarla!
Presi dalla nostra vita quotidiana, ci dimentichiamo sempre di ringraziare per tutto quello che abbiamo.
Un abbraccio.
Dolcissima Elisa,
mi hai commosso col tuo semplice racconto con l’ultimo
nella scala dei viventi.
Quel vergognoso bacio alla mano da una “persona” ignorata dalla infastidita gente che cambia marciapiede
per non avvicinarsi a questi miseri.
Son sicuro che in te s’è accesa la fiamma dell’amore per il prossimo. Quel prossimo tuo da amare come te stesso.
Non conta niente il mio “brava” di fronte alla gioia
che ti ha riempito l’anima.
Parole vere, caro Rino. Parole che mi portano a ricordare un particolare della mia vita che mi ha fatto riflettere. Tanti e tanti anni fà. Sono andata a trovare un parente anziano e malato con mia figlia. Era Ferragosto i figli dell’infermo erano tutti fuori città, lui era solo con la moglie molto anziana. L’abbiamo trovato sporco in un modo indicibile. Che fare? non c’erano guanti usa e getta, con coraggio ci siamo tirate su le maniche e l’abbiamo lavato e cambiato e sistemato il letto….. Tornando a casa, mentre guidavo ho provato una gioia immensa e mi sono detta, ringraziando il Signore:”Ora capisco Madre Teresa!” Sono piccole esperienze che la vita ti propone, ma noi non comprendiamo mai a sufficienza.
Un abbraccio.
Più che “un’esperienza positiva”, mi permetto definire il racconto di Elisa una ulteriore grande lezione di vita per tutti i fortunati che non sono ridotti a vivere da clochard. Cerchiamo di farne tesoro e metterla in pratica!