(Centro Maderna)
Mentre il campionato mondiale di calcio, tra sorprese e delusioni, sta tenendo con il fiato sospeso i tifosi di tutto il mondo, nel Sud Africa si gioca anche un altro calcio che non viene trasmesso su megaschermi ma che per la forza con cui infrange le tradizioni e gli stereotipi locali e globali sta comunque a giusto diritto passando agli onori della cronaca. Loro si fanno chiamare Vakhegula Vakhegula (“nonne nonne” in lingua Tsonga), ma per i giornali di tutto il mondo stanno diventando le “Grannies” (“nonnine”), e sono più di 40: sono le donne anziane di età compresa tra i 50 e gli 84 anni che due volte alla settimana, il martedì e il giovedì, nella provincia di Limpopo, si allenano su un campo polveroso e irregolare vicino a Polokwane, a circa 600 chilometri da Johannesburg. Il sabato poi, è il giorno delle partite di calcio contro altre squadre, che terminano sempre al crepuscolo con risate e canzoni, dopo le quali le “grannies” se ne tornano alle loro case e alle loro cucine a prendersi cura di mariti e nipoti.
Tutto ha avuto inizio con un progetto di “vita sana” per gli anziani, ideato da Beka Ntsanwisi, operatrice sociale e personalità radiofonica sudafricana. In seguito ad una lunga degenza all’ospedale che l’ha portata a conoscere molte donne anziane, Beka ha deciso di aiutare quelle persone a non pensare solo e costantemente alle loro malattie ideando questo programma che ha riscosso un tale successo da valerle diversi riconoscimenti, nonché il nomignolo di “Madre Teresa di Limpopo”. “All’inizio era dura,” commenta Nora Makhubele, 84 anni, la più anziana delle giocatrici, ” ricevevamo dure critiche non solo dagli uomini, perché come donne, ci facevamo vedere in maglietta e pantaloncini corti (e alla nostra età poi, quando secondo loro, dovremmo solo prenderci cura dei nostri nipoti) ma anche dalle nostre amiche e dai vicini, e persino dai nostri nipoti! Ma più mi dicevano che non potevo giocare perché ero troppo vecchia e più mi invogliavano ad andare avanti!
“Centro Maderna”
(Los Angeles Times, 21 giugno 2010)