Au revoir les enfants (primo film della seconda rassegna)
Trama Da Wikipedia
Il film è ambientato in Francia nel Collegio dei Carmelitani Scalzi di Fontainebleau nel gennaio del 1944. Un ragazzo di nome Julien Quentin viene mandato, con il fratello maggiore François, in un collegio di religiosi, all’epoca della Seconda guerra mondiale. Arrivato in quel collegio trova buona parte dei suoi compagni insopportabili e avverte fortemente la nostalgia per la madre.
La sua vita cambia radicalmente quando un coetaneo, Jean Bonnet, viene inserito nella classe. Julien inizialmente percepisce il ragazzo come un rivale, visto che ottiene buoni risultati a scuola e sa suonare bene il pianoforte. Ma con il tempo nota che è un ragazzo riservato e misterioso: non riceve mai posta, parla poco, non si mescola mai con i compagni. Frugando nel suo armadietto Julien scopre il suo segreto: Jean Bonnet è in realtà Jean Kippelstein, un ebreo che ha trovato rifugio sotto falso nome nel collegio, per sfuggire alle persecuzioni razziali. L’ostilità di Julien si trasforma così in curiosità, poi in amicizia.
Mentre scorrono i giorni del 1944, la vita nel collegio procede in tutta tranquillità, finché Joseph, un ragazzo povero e zoppo che lavora come inserviente dai preti, viene licenziato dopo essere stato scoperto a compiere furti di oggetti presenti nel collegio (in particolare cibo) per poi rivenderli al mercato nero, scambiandoli con oggetti personali degli scolari. Il ragazzo, senza un posto dove vivere e consumato dalla rabbia, si fa spia presso l’esercito tedesco, rivelando la presenza di ebrei nel collegio.
Malgrado i mille sotterfugi inventati dai preti, e i disperati tentativi di salvarli, Jean e altri due ebrei, insieme al direttore del collegio, vengono portati via per intraprendere un viaggio che si concluderà solo con la morte. Julien lo guarda allontanarsi e nonostante il sacerdote li saluti dicendo «Arrivederci ragazzi, a presto!», capisce che non lo rivedrà mai più.
Alla conclusione del film, il narratore – lo stesso protagonista adulto – informa che sia i suoi compagni ebrei che il sacerdote moriranno successivamente in un campo di sterminio nazista, i ragazzi ad Auschwitz, mentre il prete a Mauthausen
È stato un film che mi ha fatto molto riflettere, mi ha veramente scioccato vedere il contrasto tra il modus vivendi spensierato dei ragazzi in un collegio di Carmelitani Scalzi, con litigi, scherzi, avventure, amicizie ecc., in contrasto con un regime politico così assurdamente violento. Mi sono chiesta come fa un essere umano, salito al potere, a perseguitare un popolo in quel modo perché si sente superiore e quello che ancora fa più male, a convincere quasi una popolazione intera ad essere gli eletti e commettere stermini orribili. E quello che ancora mi è incomprensibile, dopo un così rapido progresso, che vi siano ancora persone che fanno delle discriminazioni solamente per il colore della pelle o per la diversità della religione. È stato commovente il coraggio e la solidarietà dei sacerdoti che, pur consapevoli del rischio che potevano correre, hanno tenuto nascosti ragazzi ebrei. Innumerevoli sono i nomi degli eroi che nella realtà hanno fatto azioni del genere.
Il regista ha sottolineato molto bene come si dovrebbe essere con questo film servendosi dei ragazzi. Infatti vediamo l’amicizia che lega i due protagonisti nonostante la loro diversità. Mi ha veramente commosso il ragazzino ebreo, affascinato da alcune parole del Vangelo, ha cercato di accostarsi alla S. S. Eucarestia, che gli è stata negata dal sacerdote stupito.
Sono convinta che un Essere Supremo d’amore non abbia un nome e sia contemplato in ogni religione purché non vi sia un alterazione della stessa.
Ho avuto occasione, per lavoro, di trovarmi in un tempio Buddista in Tailandia e nei loro mantra ho trovato la concentrazione ed il raccoglimento uguale alle nostre preghiere, e sono convinta che non venisse pregato un Dio diverso dal nostro.
È stato straziante il termine del film con “l’arrivederci ragazzi” del Sacerdote, arrivederci che tutti sapevano sarebbe stato un addio.
Non nascondo che a fatica sono riuscita a frenare le lacrime.