Sto leggendo il libro ” Ciò che inferno non è ” . di Alessandro D’Avena
Lo trovo, a mio parere, veramente interessante e scritto scorrevolmente e molto bene.
Ho selezionato un brano che trovo particolarmente toccante e desidero condividerlo con Voi:
“No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita. La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato. Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c’è più tempo. Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza “ti amo” a chi avevamo accanto, “sono fiero di te” ai figli, “scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi. Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai. Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dal’abitudine, dal’accidia, dal’egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l’adolescente scorge nelùl’addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nel’affermarsi della sua vita: amori.”
Ho terminato il libro in questo momento ed ho scoperto che tratta un fatto vero “La morte del padre 3 P. Padre Pino pugliesi”.
E’ stato fatto anche un film “Alla luce del sole”; devo vederlo….
Grazie Elisa per la condivisione e per il contributo che dai al Blog.
Personalmente, però, non mi riconosco se non in minima parte nel brano che hai citato
Gentile Elisa,hai selezionato un brano veramente toccante che lascia in bocca una notevole dose di amaro, misto a nostalgia e rimpianto.Condivido in pieno quattro dei cinque punti toccati dall’autore. Quello riguardante invece ” l’aver lavorato troppo e duramente”, decisamente non mi riguarda. E’ vero! da giovane ho studiato poco e malvolentieri (solo per merito della mia mamma ho conseguito un sofferto diploma di scuola superiore). Ho lavorato poi per 43 anni; i primi sette li ricordo come un incubo ( quel lavoro non mi piaceva), ma gli altri 36 sono volati; l’impegno giornaliero, spesso delicato ed importante mi soddisfaceva ampiamente tanto che le ore trascorse in ufficio anche dopo il normale orario previsto, sono state molte. E tante anche quelle trascorse nella collaborazione con alcune realtà sportive a titolo puramente di volontariato.
Di tutto quanto sopra mi sento appagato, sereno, felice nella convinzione di aver operato in modestia e semplicità cercando di dare il meglio di me stesso ed un aiuto, quando ne ero capace, a chi ne aveva di bisogno.
Grazie Vitaliano del breve resoconto della tua vita.
Che bello essere messi a parte dei ricordi di un’ esistenza!!!
Se ognuno di noi raccontasse le sue esperienze quanto si imparerebbe, quanta saggezza nell’ascoltare. Alla nostra età abbiamo un bagaglio tale, che condiviso, aiuterebbe ad esaminare anche il vissuto di chi ascolta. Ho sempre pensato che i miglior libri da leggere sono gli uomini!
Che dite?
Lo facciamo in questo blog?
Che dite ci raccontiamo?