L’undici novembre è San Martino.
Santo molto importante e popolare per la cristianità, ma anche data molto significativa, in modo particolare, per la vita dei campi.
Nelle nostre campagne l’11 novembre coincideva con la fine dell’anno lavorativo dei contadini e se il padrone non chiedeva di restare a lavorare anche l’anno dopo, questi dovevano traslocare e cercare un altro padrone e un altro alloggio. Anche nelle città divenne abituale cambiar casa proprio a San Martino, perciò “fare San Martino” diventò un modo di dire. Inoltre, il periodo di penitenza e di digiuno che precede il Natale cominciava proprio il 12 novembre e San Martino era quindi una specie di capodanno contadino nel corso del quale si festeggiava con una grande mangiata d’oca e biscotti.
La tradizione di cibarsi dell’oca nel giorno dedicato a S. Martino affonda le proprie origini nei secoli. L’oca costituì per secoli, assieme al maiale, la riserva di grassi e proteine durante l’inverno del povero contadino che si cibava comunemente solo di cereali e di grandi polente.
Già di tradizione celtica, l’11 novembre entrò a far parte anche delle feste cristiane proprio grazie a S. Martino e fu da sempre collegato alle oche. La leggenda racconta, infatti, che Martino, nonostante l’elezione a furor di popolo a Vescovo di Tours, non voleva abbandonare il saio e cercò di nascondersi, ma furono proprio le oche a stanarlo e così divenne vescovo e poi Santo per la sua bontà nei confronti dei poveri.
A favorire la diffusione dell’oca furono – attorno al 1400 – alcune comunità ebraiche di rito aschenazita provenienti dall’Europa del nord, che si stabilirono nelle regioni settentrionali della penisola e quindi anche nel Veneto. Non potendo consumare carne di maiale per motivi religiosi, i loro macellai preparavano salami e prosciutti d’oca. L’oca era, infatti, il cibo prediletto dalle ricche famiglie ebree sul finire dell’Ottocento.
Nel secolo scorso e fino ai primi del Novecento l’oca fu anche mezzo di scambio. Con essa fittavoli e mezzadri pagavano ai nobili proprietari terrieri una parte del dovuto, oppure si recavano al mercato e scambiavano le oche altre mercanzie.
Ancora oggi mangiare l’oca a San Martino è una usanza molto diffusa nel Veneto ed, in modo particolare, nel Trevigiano, inteso però in senso piuttosto largo, in quanto – ad esempio – anche fuori di quella provincia ci sono delle tradizione molto radicate come la Fiera de l’Oca di Mirano con il relativo Zogo de l’Oca in Piazza tra le contrade del paese.