La mia vocazione è sempre stata, fin da bambina, di fare l’insegnante, ma purtroppo ai miei tempi, genericamente, si idealizzava la donna come casalinga e madre. Dopo le scuole medie (con 3 anni studio del latino, fatti seriamente) ho sempre cercato di soddisfare le mie esigenze cercando di farmi da sola una modesta istruzione.
Tutta questa premessa per dire che non ho mai mandato i miei figli all’asilo e gli ho sempre seguiti personalmente anche negli studi sino al primo anno delle superiori e con loro anche i miei numerosi nipoti.
Naturalmente li avevo sempre con me e da piccoli me ne hanno combinate di tutti i colori …. Spero di farvi sorridere raccontandovi qualche piccolo aneddoto. Il primo figlio aveva 20 mesi quando è nata la sorellina e la piccola aveva 3 anni quando è nato il terzo.
Ed allora cominciamo…..
Una sera era in attesa di Enrico, il terzo figlio, ero seduta sul divano davanti alla tv con mio marito stanca e dolorante, con il mio bel pancione; Daniele ed Anna erano tranquilli che giocavano nell’ampia entrata al loro tavolino e avevano come giochi le pentoline e degli album da colorare con dei bei colori a cera nuovi nuovi.
Mi insospettivo quando sentivo troppa tranquillità, meglio controllare e che trovo: Pentoline, colori a cera? Ottimo materiale: “Il grande (la mente) aveva triturato, non so come, i colori a cera e li aveva serviti come cibo a sua sorella che li stava mangiando con appetito, lei che davanti al piatto faceva sempre un sacco di capricci! Che fare? Telefono subito al medico che mi fa controllare la quantità ingerita che diagnostica non pericolosa.
Qualche giorno dopo sto rassettando un po’ la casa, loro sono nella cameretta che giocano tranquilli; facevamo spesso lavoretti assieme e usavamo un po’ di tutto (materiale che si usa anche negli asili). Ho detto tranquillamente …. Corro e che trovo? La mente che gioco aveva trovato? Fare i barbieri: “Anna era stata privata parte dei suoi bei riccioli biondi che giacevano per terra infelici e Daniele era sotto le forbicine manovrate dalla piccola Anna con la testa mezza spelacchiata. Il giorno dopo erano ambedue dal barbiere che piangevano perché si vedevano completamente pelati.
Enrico, il più piccolo aveva circa 4 – 5 anni; si stava per avvicinare l’estate e il loro guardaroba aveva bisogno di essere aggiornato. Parto all’avventura e vado all’OVS dove si trovava un po’ di tutto. Dopo aver, per fortuna terminati quasi del tutto gli acquisti il piccolo mi si avvicina e mi sussurra: “Vedi mamma che c’è tutta quella fila di gente che aspetta davanti al quel camerino chiuso, sai non è occupato! Lo guardo interrogativamente e lui continua: “l’ho chiuso io e poi sono uscito da sotto!” Non nascondo che mi stava quasi scappando un sorrisetto, ma ho fatto gli occhi cattivi (come dicevano loro) Che fare? Confessare la birichinata di mio figlio alla fila di gente o scappare alla cassa? Beh ho fatto la birichina anch’io sono andata alla cassa senza però, salvando la faccia e sgridare mio figlio.
Che dite, solo ora mi viene in mente che sommando tutte le avventure vissute con i miei marmocchi potrei scrivere un libro con il titolo: “I tre giamburrasca!”
Elisa A.
Ah Ah Ah.
Che abbiamo preso dalla mamma!?!
Come eri tu da bambina? Discola o tranquilla?
Come ero io da piccola? Bella domanda! Devo premettere che sono cresciuta con adulti o quasi, i miei fratelli avevano 12 e 14 anni quando io sono nata. Ricordo tranquilla ma birichina e con tanti perché che di solito soddisfacevo personalmente perché già a 6 anni ero parecchio a casa da sola. Avevo una bambola che diceva mamma, ma come fa? Come scoprirlo??? Ho dovuto sacrificarla!
Ai miei tempi, quando si frequentava la prima elementare si faceva la S. Comunione e poco dopo la S. Cresima; la mia madrina mi aveva regalato un orologino, mio padre (che mi conosceva bene) l’aveva conservato nel suo nascondiglio, nascondiglio che io avevo scoperto. Come funzionava l’orologio, come mai fa tic tac e segna i minuti e le ore?? Purtroppo è stato trovato in pezzi!
Una birichinata frequente? La vittima era quasi sempre mio padre (Il più permissivo della famiglia) Quando, tornato dal lavoro in fabbrica, si sedeva a pranzo metteva la sua giacca da lavoro nello schienale della sua sedia. Beh! Mi divertivo a legare le maniche sulle gambe posteriori della sua seggiola e, quando di fretta cercava di sfilarla trascinava anche il resto.
Che dici, caro Paolo può bastare?
Cara Elisa. soeo do paroe: manco mae che te te ghe calmà. Almanco cussì me pare, però no so se sotoventovia tira uncora un fià de aria dea to
giovinessa (no me ricordo in diaeto come se scrive, ma te gera bastansa
ramenga). Scusa eà confidensa ma mejo de cussì no so fare!
Te abrasso de core. Rino-ceronte