C’era una volta un passerottino
aveva il suo nido sopra il camino.
La mammina passerotta
lo aveva cresciuto a pane e frutta,
qualche lombrico, orzo e frumento
per farlo diventare un portento.
Con l’esempio e con l’amore
gli insegnava a battere le alette a tutte l’ore,
dal nido saltellando dentro e fuori
per svegliare i suoi umori.
Ma la mamma invecchia sola
e il figlioletto ancor non vola.
Ammalata e stanca ormai,
incita a non aver paura dei guai
e di spiccare il gran salto della vita,
come fosse un’allegra gita.
Finalmente col cuore sereno e compito
lo vede volteggiar nell’azzurro infinito,
bello forte e superbo,
modulare il suo canto acerbo
e poi danzare un girotondo
come a conquistare il mondo.
Si può riposare infin la poveretta
stesa su un sentiero asciutto,
apre le ali al sole per l’ultimo tepore
e aspetta che si fermi il piccolo cuore.
La raccoglie l’amica mia diletta
che ama gli animali tutti
compreso Pippi, micio favoloso
tenero, feroce, estroso!
La tiene con dolcezza soffusa
nella mano leggermente schiusa
e con un ditino
le accarezza il corpicino.
Restano fredde le consumate
e affaticate alette.
All’improvviso piega il capino
verso il cielo turchino,
dove guizza il suo piccino
e dove salirà con timido sorriso,
l’anima sua verso il paradiso.
Ceronte
Solo un’anima pura che ama tutto l’universo può scrivere una storia fantastica così bella.
Leggiendola mi sono emozionato e ritornato quasi bambino,dove con cieli puliti potevamo vedere tanti passerotti felici e cinguettanti.
Un vero poeta. Mi ha fatto affiorare nella mente una poesia che ho imparato alle elementari e che ricordo solo parzialmente; diceva: …Tornava al suo nido: l’uccisero….aveva nel becco un insetto, la cena dei suoi rondinini….Cadde tra spine….
Di più non ricordo, son passati 70 anni, quella di Forese mi comuove allo stesso modo di allora. Grazie Rino!