Ogni tanto qualcuno se la prende con il crocifisso visto come … fattore di turbamento! Esso ci ricorda la sofferenza, il dolore e la morte, ma anche la mitezza, l’amore e la vicinanza di Dio. La croce non è segno di oppressione e costrizione, ma di umiltà e tolleranza: per questo non può essere sicuramente fattore di turbamento.
Il crocifisso non indottrina e non discrimina, perché non proferisce parola. È solo l’immagine della rivoluzione cristiana che ha diffuso ovunque l’idea dell’uguaglianza e della giustizia; la corona di spine e i chiodi evocano atroci sofferenze e la croce in cima al Calvario evoca la solitudine nella morte; ma grazie ad esso il dolore viene sostituito dalla speranza, dalla serenità e dalla pace: per questo l’esposizione del crocifisso è solo una libera e spontanea scelta e l’espressione di un pacato desiderio.
Il crocifisso fa parte della storia del mondo intero: ognuno può decidere di guardarlo o non guardarlo, ma è giusto consentire a tutti di immaginare con esso i più incerti e contrastanti pensieri.
I nemici del crocifisso
La sentenza della Corte europea che impone di togliere i crocifissi dalle nostre aule scolastiche appare con tutta evidenza opera di qualcuno che è “nemico” di ciò che quel segno indica. È nemico del fatto storico che ne sta all’origine: un uomo che si è detto figlio di Dio e che i suoi contemporanei hanno ucciso nel modo più infamante, quello appunto della crocifissione.
È nemico di ciò che da quel fatto è stato generato: un fiume millenario di uomini che, dal mattino in cui il condannato crocifisso si è mostrato risorto, gli hanno dato la vita, trovando in lui la sorgente della speranza, la possibilità di una compagnia reale, il gusto di una costruttività a tutto campo. È nemico di tutti coloro che, pur non volendo credere alla risurrezione, trovano in quel segno un conforto per la loro dolente umanità.
I nemici: una buona parte dei salmi che da secoli i cristiani usano come trave portante della propria preghiera è dedicata proprio all’invocazione di essere liberati dai tanti nemici che affliggono la nostra esistenza. Nemici sono i potenti iniqui che sembrano farla sempre franca, mentre chi rispetta la legge paga in prima persona. Nemici sono quelli che coi loro eserciti devastano la propria terra. Nemici sono coloro che insultano, denigrano, tendono tranelli. Nemico è chi mostra un apparente volto benevolo, ma «uscito fuori sparla». E perfino «l’amico in cui confidavo» può rivelarsi un nemico.
Ma, come tutti i grandi maestri dello spirito hanno sempre sottolineato, questi nemici esterni hanno sempre – e questa è la cosa più temibile – un alleato nel nostro cuore, una quinta colonna nel nostro intimo. Così, mentre sento giustissimo protestare e difendersi dall’attacco dei nemici che vogliono toglierci i crocifissi, sento fondamentale capire dove in me essi trovano una connivenza. Da quali pareti della mia vita, da quali momenti della mia giornata io vorrei togliere il crocifisso?
Lo vorrei togliere dalla parete scintillante e multicolore dei rapporti che gratificano, dei successi lavorativi, delle piccole e grandi soddisfazioni acquisite in autonomia e in forza delle mie risorse. Lì il crocifisso mi ricorda realisticamente e drammaticamente che gratificazioni, successi e soddisfazioni non sono la salvezza che cerco; che quella salvezza è stata per me conquistata da un sacrificio, da una dimenticanza di sé, da una donazione e non da un accaparramento.
Lo vorrei togliere dalla parete scura e screpolata della contraddizione negli affetti, della stanchezza che snerva, della tristezza che assale improvvisa. Lo vorrei togliere per quella strana malattia originale per cui l’uomo tende a piegarsi su di sé, abbeverandosi delle proprie lacrime. Proprio lì, invece, il crocifisso mi ricorda che ogni tipo di male e di dolore, ogni anticipo della morte, non è condanna a una solitudine definitiva.
L’uomo inchiodato sul legno della «crux fidelis» ha già preso sulle sue spalle, salvandola, ogni mia contraddizione. Dice un inno monastico: «Con te siamo saliti sulla croce»: non siamo soli nel dolore. Perciò possiamo chiedere: «Fa’ che la nostra morte sia assorbita dalla luce gloriosa della Pasqua». (Pigi Colognesi)
riprodotto da: il sussidiario.net
lunedì 16 novembre 2009
Mi collego a ciò che ha scritto Raffaello ,sono pienamente d’accordo con lui e dico perchè tanto scalpore per il Crocefisso? Che stia diventando veramente un fatto politico? Se Gesu’ Cristo potesse scendere da quellaCroce certamente condannerebbe questa forma di violenza che sta nascendo intorno a Lui.
In un mondo pieno di contraddizioni, il Crocifisso è sempre stato per noi cristiani un punto fermo.una guida ,un’accattazione alla sofferenza e la speranza finale della ressurrezione, auspico ,poi,che faccia rinsavire certe menti che probabilmente hanno ben poco da dire e mettono in discussione anche chi è stato AMORE.
Nella mia comunità parrocchiale,è esposto a fianco dell’altare e nei tempi liturgici preposti, una croce che ha materialmente “fatto”il mio parroco.Si tratta di un legno molto semplice,senza la persona,ma non per incapacità di riprodurla, semplicemente per scelta.E’ dipinto con lo sfondo blu dove sopra risaltano pennellate di arancione e giallo che sembra oro. Una meraviglia che ci ha lasciati perplessi, sbigottiti e .. sorpresi. Alla richiesta di spiegazioni, la risposta è stata .. che siamo stati troppo abituati a vedere la morte (ovviamente peraltro necessaria), sottovalutando il fatto che la nostra fede non si basa su quel dato storico, ma sulla Risurrezione di Cristo.
Per questo la sua sagoma non c’era.
E’ morto una volta sola per tutti, ma poi è risorto.
Da sempre la pietà popolare si è soffermata sul corpo piagato,certa teologia medioevale ha contribuito ed ha spostato il culto e dunque l’attenzione (leggi Via Crucis e altro)su ciò.
Come la nascita di Gesù, il Santo Natale,istituito da San Francesco,lo sentiamo particolarmente un bimbo piccolo perchè intenerisce il cuore. Ma la peculiarità e il fondamento della nostra fede rimane la Risurrezione e quindi la Santa Pasqua.
E vengo al punto.
Oggi i cattolici sono di gran lunga una minoranza, basti pensare ai miliardi di asiatici che sono fedeli a Confucio, o taoisti o induisti,o buddisti o ai giapponesi che sono scintoisti ecc, per renderci conto di che quantità di persone stiamo parlando basta guardare la carta geografica.
Non parlo dell’Islam come vedete, perchè lo considero la minaccia minore.(Posizione presa da Enzo Bianchi priore della comunità di Bose), e pienamente condivisa da me.
Il pericolo sarà sottovalutare questa realtà e trovarci così impreparati a convivere con realtà così diverse da noi anni luce, chiusi in sterili discussioni che sottendono problemi di gran lunga più pericolosi.
Altro che crocifisso si, crocifisso no!
Ci accorgiamo che siamo niente. Abbiamo esportato nelle Americhe la nostra religione (con maniere discutibilissime oggi), ma quello che ci manca è che continuiamo a confondere e che omologhiamo RELIGIONE E FEDE.
E’ questa la differenza.
Ecco perchè, a mio modesto avviso, sono contro le crociate del crocifisso, pur rispettando le convinzioni di ciascuno,anzi dovremmo come cristiani fare una crociata al contrario:batterci perchè venga tolto dalle scuole dove è diventato solo un arredo scolastico e ricollocarlo dove è giusto che sia e rimanga nei nostri cuori e nei posti del culto.
Quanto ho scritto per Padre Lorenzo, lo ribadisco quì: riafferma valori di coerenza e fratellanza tra tutti i crocifissi in carne e ossa che incontriamo sulle nostre strade e che sollecitano i cristiani ad attivare politiche sociali rispettose della dignità di ogni persona, e non negare i diritti più elementari a chi bussa alle nostre porte quasi sempre a causa di reali condizioni di necessità.
“Ecco,io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”Matteo 28,20.
Così con l’invio alla missione termina il Vangelo di Matteo, così Lui sarà sempre con noi e Lo incontreremo nel fratello povero che si fa prossimo a noi..
Avevo fame..avevo sete.. ma quando ,Signore ti abbiamo incontrato?
P.S.Donatella mi ha detto:”Ceci scrivi, utilizza il blog.”
Si sarà amaramente pentita!!
Crocifisso: Patriarca Venezia, è un bene a favore di tutti.
Crocifisso simbolo a favore di tutti. Lo ha ribadito il Patriarca di Venezia, cardinal Angelo Scola, nell’omelia in occasione della Madonna della Salute, festa veneziana. ‘Il crocifisso e’ a favore di tutti, nessuno escluso – ha detto Scola ai fedeli – e’ un valore per tutti, per tutto l’universo mondo. Toglierlo dai luoghi pubblici in cui i nostri padri lo hanno posto e’ un impoverimento dell’umano in quanto tale. Significherebbe spegnere speranze, ottundere desideri’. ‘C’e’ un ma – ha aggiunto il Patriarca – il crocifisso puo’ essere simbolo inclusivo di tutti solo se i cristiani, i suoi, si giocano con Lui in prima persona dentro tutti gli ambiti dell’umana esistenza. Come sua Madre, cosi’ delicata e decisa nel prendere, a Cana, iniziativa a beneficio degli ospiti del banchetto: venuto a mancare il vino, la madre di Gesu’ gli disse: Non hanno vino’.
Riprodotto da:
AGI News On
21 nov. 2009
Storia e cultura si riconoscono nel crocifisso
Il crocifisso ha un «valore religioso, storico e culturale». Lo ha detto a mezzogiorno di ieri Benedetto XVI, al termine del tradizionale appuntamento dell’Angelus, salutando i partecipanti alla marcia promossa da alcune associazioni che hanno voluto manifestare la loro venerazione per la croce.
È la prima volta che Papa Ratzinger tocca l’argomento dopo la controversa sentenza della Corte di Strasburgo che vorrebbe bandire la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane. Una sentenza provocata dal ricorso presentato da una famiglia di Abano Terme. Poche ore dopo la decisione della corte europea, il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi aveva espresso «stupore e rammarico», sottolineando come il crocifisso sia sempre stato «un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l’umanità». Lombardi aveva anche definito «grave», «sbagliata» e «miope» la volontà di «emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana».
Ieri il Pontefice non è entrato nel merito della polemica, limitandosi a salutare calorosamente i partecipanti all’iniziativa promossa dall’associazione «Famiglia piccola Chiesa», della parrocchia di San Tommaso ai Cenci, alla quale hanno aderito altre comunità e movimenti della diocesi di Roma. Un migliaio di persone hanno partecipato alla marcia per difendere l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici. In testa al corteo, che ha attraversato il centro città, c’era uno striscione con la scritta: «L’amore al Crocifisso, segno di fede e di fraternità universale, simbolo dell’arte e della cultura italiana ed europea».
«Saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare coloro che hanno preso parte alla marcia promossa dal Movimento dell’Amore Familiare per manifestare profondo amore al Crocifisso – ha detto Ratzinger – riconoscendone il valore religioso, storico e culturale».
Della volontà di togliere le croci dai luoghi pubblici Benedetto XVI aveva parlato diffusamente all’inizio del suo pontificato, celebrando la festa dell’Assunta a Castel Gandolfo nell’agosto 2005. «È importante – aveva detto a braccio durante l’omelia – che Dio sia presente nella vita pubblica, con segni della croce, nelle case e negli edifici pubblici». Il Papa aveva inserito la richiesta di non togliere il crocifisso all’interno di una riflessione sul fatto che «dove scompare Dio l’uomo non diventa più grande ma perde la dignità, diventa il frutto di una evoluzione cieca e per questo può essere usato e abusato». (Andrea Tornielli)
Riprodotto da:
il Giornale
30 nov. 2009