A completamento dei precedenti articoli su l’ Emigrazione 2.0, mi sono dimenticato di aggiungere una mia personale constatazione (probabilmente sono andato un po troppo per le lunghe e ho perso il filo del discorso).
Nell’ambito europeo l’emigrazione, gli espatri ed i movimenti tra i vari Paesi, sono molto agevolati dall’esistenza dell’Unione Europea e dall’euro.
Queste due istituzioni ultimamente attraversano un momento molto critico, e non è mia intenzione affrontare queste tematiche in quanto si tratterebbe di riflessioni ‘politiche’ e Agorà è un’associazione ‘apolitica’.
Però la possibilità di muoversi da un Paese all’altro senza particolari formalità e documenti, il potervi soggiornare praticamente senza vincoli temporali e poi ritornare al Paese di partenza o trasferirsi in un altro, ha molto facilitato la mobilità all’interno dei Paesi europei.
Come il fatto di vedersi riconosciuti in tutta l’Unione i propri titoli di studio, ed i documenti di stato civile è un grosso alleggerimento alla burocrazia.
Inoltre in quasi tutta l’ Europa è in vigore l’euro per cui è estremamente facile fare i confronti tra un Paese e l’altro e non accorre cambiare la valuta quando si passa un confine. Certo i giovani di adesso sono mentalmente più elastici di noi e per loro non è un problema ragionare in euro, dollari o sterline, mentre noi ancora adesso, spesso, convertiamo i prezzi in ….. lire !
Caro Paolo, sicuramente ha ragione Giancarla quando dice che tua figlia è “bella tosta”; io aggiungo anche molto coraggiosa, intraprendente e non priva di spirito di sacrificio; e ti spiego, a mio modo di vedere, il perchè: io, diplomato, nato nel 1938, vivo a Padova da sempre vissuto in Via Mentana, nel quartiere della S.Famiglia, a ventinove anni (anno del matrimonio) mi esilio alla Guizza per diciotto mesi e dopo, per quattordici anni, nel quartiere di S.Giuseppe, in via Tripoli, a meno di ottocento metri da Via Mentana; dall’anno 1983 poi, rientro definitivamente alla S.Famiglia, in Via Aosta, a circa 500 metri da dove sono nato.
Fortunatamente noi, negli anni sessanta, non abbiamo avuto grossi problemi per trovare impiego, anche un buon impiego in definitiva, che io comunque, non avrei cambiato con una sistemazione migliore, non dico fuori dall’Italia ma nemmeno lontano da Padova, dalla mia famiglia, dai molti amici, dai luoghi dell’infanzia per i quali nutro anche oggi grande nostalgia soltanto dopo brevi periodi di lontananza.
Oggi non è più così: molti giovani o per necessità, o per giusta ambizione o per spirito d’avventura, tenuto in debito conto anche delle mutate, favorevoli condizioni di comunicazione con i propri cari e di spostamento, da un luogo ad un’altro, migrano con più facilità.
Li ammiro molto, ma sinceramente non li invidio assolutamente.