Venerdì otto maggio, ore 19,33; trascinando a fatica la gamba sx, arrivo al “pronto soccorso” dell’ospedale civile di Padova; codice triage d’ingresso, “verde”; la causa, “caduta accidentale in un tombino mal posizionato lungo un lato della strada che procurava all’infortunato un trauma contusivo alla coscia sx”.
Tempestivamente, alle 19,36 ricevevo la visita medica di pronto soccorso, mi veniva iniettato il vaccino antitetanico ed effettuato un prelievo di sangue venoso per le analisi; mi sottoponevo ai raggi rx del ginocchio e del femore sx, che fortunatamente davano esito negativo di frattura.Alle 22,54, venivo dimesso con una prima prognosi di giorni dieci sc. e con l’impegno di ripresentarmi la mattina seguente per sottopormi alla prevista visita ortopedica.
Sabato nove maggio alle ore 9,36 venivo visitato dal medico specializzato che confermava il riscontro di una forte contusione alla coscia sx con ematoma: mi veniva consigliato di deambulare con il supporto di una stampella, e prescritto di applicare per alcuni giorni del ghiaccio localmente ed a tratti e due volte al giorno spalmare sulla parte dolorante una pomata chiamata hirudoid; intanto, la prognosi di guarigione, salvo complicazioni, passava da dieci a venti giorni, comunque da definire dopo essermi sottoposto ad esame ecografico, cosa che avveniva in data 14 maggio; e qui le cose si complicarono in quanto mi veniva riscontrata la presenza di due focolai lacerativi delle miofibrille muscolari a livello del muscolo retto femorale, uno di mm. 24×10 e l’altro di circa mm.35×11.
Dopo la prima visita di controllo al “S.Antonio”del 21 maggio, persistendo l’ematoma, mi veniva consigliata una visita fisiatrica alla quale mi sottoponevo il 25 maggio e dove, oltre all’applicazione di impacchi giornalieri di argilla, mi venivano prescritte cinque sedute di fisioterapia (tecar) e nuovo controllo ortopedico all’ospedale, avvenuto in data 4 giugno; in questa occasione, mi veniva consigliato un periodo di ulteriore riposo, ancora impacchi di argilla ed applicazione di hirudoid; inoltre, una graduale ripresa dell’attività, con passeggiate, cyclette e piscina; la prognosi intanto, aumentava di altri quindici giorni. Finalmente, il 22 giugno dopo la terza visita di controllo, firmata dal dott. Munaron mi veniva rilasciata la seguente diagnosi conclusiva ( e sono intanto passati ben 47 giorni da quella sfortunata serata): ” è migliorato molto;applichi ancora per qualche giorno localmente la pomata “artrosilene gel”.
Mi potevo dunque ritenere guarito ma intanto a quali e quanti contrattempi e rinuncie ero andato incontro, in modo particolare riguardo agli impegni assunti in “AGORA'”: annullati i turni di servizio in pistodromo (ai quali tenevo in modo particolare) e per i quali ero stato designato nelle mattinate del 7 – 12 – 19 e 27 maggio; annullata la giornata di studio a Venezia presso l’Università “Ca’ Foscari” programmata nell’ambito del progetto”KEY” al quale partecipo con molto interesse ed entusiasmo; inoltre, mancata partecipazione all’ultima lezione a conclusione della prima parte del corso, causa visita di controllo ospedaliera. In aggiunta a tutto questo, si tengano presenti due mesi di vita molto ritirata, priva di palestra, passeggiate in bici e quant’altro.

CONCLUSIONI.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: ma perchè ho voluto raccontare questa mia disavventura,magari annoiando non poco i probabili lettori. Lo scopo unico è quello di mettere in guardia quante più persone possibile, specialmente di età piuttosto avanzata come la mia(77), sui rischi che giornalmente si possono incontrare dietro l’angolo, di incappare in qualche non previsto infortunio, magari per leggerezza, per disattenzione o per troppa fiducia in noi stessi e doverne subire le molteplici e pesanti conseguenze.
Tanto improvviso ed inaspettato arriva il male, quanto, spesse volte, lentamente e dolorosamente e purtroppo non sempre completamente se ne va, consentendoci di riprendere una vita normale ed attiva.
Vitaliano Spiezia