Non avevamo mai visitato questa zona della Sicilia ed è con entusiasmo che abbiamo partecipato alle giornate del Convegno Nazionale dei Maestri del Lavoro, organizzato dal Consolato di Agrigento. Eravamo certi che i siciliani avrebbero organizzato le cose alla grande e così è stato.

Arrivati alle 8.30 con il volo Venezia/Catania abbiamo proseguito per Agrigento alle 9.45 con un pullman di linea e con meno di 14 Euro a testa.  Due ore e mezza per il trasferimento, ma senza stancarci e lungo un percorso quasi sempre rettilineo fra chilometri e chilometri di collina ben coltivata, ordinata e piena di aranceti. L’Etna con la cima innevata ci ha accompagnato per una buona mezz’ora.

Il pullman ha fatto una breve tappa a Caltanissetta e Canicattì. Arrivati ad Agrigento verso le 12.15 abbiamo preso un taxi e in cinque minuti siamo arrivati al Villaggio Mosé dove gli organizzatori ci avevano sistemati al Grand Hotel Mosè.  Un giorno di anticipo rispetto agli altri convegnisti (oltre 420) provenienti da tutta Italia, con un piccolo numero provenienti anche dall’estero, che sarebbero arrivati il giorno successivo con l’inizio dei lavori.

Una quindicina di pullman messi a nostra disposizione per gli spostamenti dai vari alberghi alla sede del Convegno (Teatro Pirandello) e per le numerose escursioni ed incontri conviviali programmati, manifesti pubblicitari ovunque, cartoline di commemorazione, bustine di zucchero nei bar con il nostro stemma, borsa e fascetta con badge di riconoscimento per tutti,  alcuni siti aperti esclusivamente per noi, cena buffet sulla valle dei templi illuminata, commedia Pirandelliana, fanfara dei bersaglieri e inno dei bambini delle scuole,  serata di gala al Castello Chiaramontano,  politici ed autorità presenti alla giornata di inaugurazione che aveva per tema “Corruzione ed illegalità: educare per prevenire”:  cinque giornate intense, miste di cultura, nuove conoscenze, scambi di opinioni, progetti futuri … il tutto in uno splendido scenario che parte dal 580 a.C. fino ai cannoli colmi di ricotta di pecora.

Giancarla