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Inpdap in profondo rosso.

Il primo dato allarmante, motivo principale di questo calo del patrimonio, è relativo alla fusione recente di Inpdap e Inps, cioè il fatto che il sistema pensionistico del settore pubblico sia stato fatto confluire all’interno di quello del settore privato (operazione datata appunto 2012).

La fusione di questi due enti era stata prevista trionfalmente, comunicando che, per via dei tagli alle spese, si sarebbero risparmiate alcune centinaia di milioni di euro.

Cosa puntualmente non verificata, visto che sia la prevista gestione unica degli immobili dei due enti sia la razionalizzazione del personale è ancora di là dal venire.

Nel frattempo, però, questo matrimonio ha portato in dote al sistema pensionistico del settore privato oltre 10 miliardi di rosso, contribuendo ad affossare ancora di più le riserve originarie dell’Inps conteggiate a fine 2011.

Il secondo dato allarmante contiene una riflessione interessante visto che, come si dice, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si prende.

Dunque, il grande buco dell’Inpdap – che, ribadiamo, era l’ente pensionistico dei dipendenti del settore pubblico – dipende direttamente da un elemento chiave: le pubbliche amministrazioni, da tempo e in modo diffuso, non stanno pagando del tutto i contributi pensionistici dovuti dei propri dipendenti.

Si tratta di una somma stimata in circa 30 miliardi, che grava ovviamente sul bilancio già fortemente compromesso dello Stato ma che, attenzione, non è ancora stato messo agli atti, visto che proprio mediante la fusione con l’Inps è stato, per il momento, occultato.

Di una cosa sola abbiamo certezza: l’Inps è in piena crisi finanziaria e difficilmente nei prossimi anni riuscirà a pagare le pensioni ai nuovi vecchi, dipendenti pubblici compresi.