Mercoledì sei maggio ore 19,05; sono leggermente in ritardo; alle 19,30 ho appuntamento all’hotel Zodiaco di Montegrotto T. per una pizza in simpatica compagnia, con i “nonni del cuore” usciti dal corso tenutosi presso la Fondazione O.I.C. e conclusosi il cinque febbraio ultimo scorso.
Esco velocemente dal negozio del tabaccaio vicino a casa dove mi ero recato per alcune fotocopie, velocizzo il passo, attraverso una aiuoletta alla quale di recente era stata tagliata l’erba, calpesto con il piede sinistro il coperchio in ferro di un tombino il quale, purtroppo, essendo mal posizionato frana, facendomi precipitare violentemente al suo interno.
Per un breve momento rimango shoccato e dolorante, ma subito reagisco; con uno sforzo veramente grande e con la forza della disperazione, riesco ad uscire dalla buca in cui ero caduto; mentre constatavo che i pantaloni erano bucati all’altezza della coscia sinistra, mi sorgeva spontaneamente una domanda; ed ora che faccio? me ne torno mestamente a casa rinunciando all’incontro con le care persone che mi aspettano per la cena? ma neanche per sogno!
Ad una gentile signora che transitava casualmente in bici e che avendo visto l’accaduto mi chiedeva se avessi avuto bisogno di aiuto, rispondevo con sicurezza: no, grazie, non si preoccupi! e quella, stupita e perplessa, riprendendo la sua veloce pedalata esclamava: ” è proprio vero che tutti abbiamo un angelo custode che ci protegge!”
Riprendevo anch’io la mia strada, salivo a bordo della vettura parcheggiata nelle vicinanze ed in pochi minuti raggiungevo Montegrotto dove già molti degli amici-colleghi e colleghe erano in attesa che il gruppo si completasse. Informati di quanto mi era accaduto, cercarono di incoraggiarmi mentre Giovanni (Scalone), senza indugio alcuno, rivolgendosi all’albergatore mi procurava del ghiaccio che per circa mezz’ora applicavo alla coscia infortunata. Aveva inizio quindi la serena ed allegra serata che, pur dolorante mi vedeva partecipare attivamente all’evento.
Rientrato a casa verso la mezzanotte, mi misi a letto; dormire però, anche per qualche ora soltanto, mi fu veramente difficile. Il male aumentava con il passare delle ore e questo continuò anche nei due giorni successivi, finchè verso la sera del giorno otto, su suggerimento di mia moglie e di uno dei miei due figli, dovetti a malincuore rassegnarmi ed avviarmi al “Pronto soccorso” dell’ospedale civile di Padova.