RICORDI DE UN VECIO
Un vecio ricorda
el tempo de guera,
che i tosi no sa
parchè no i ghe gera.
Se vedeva el sołe
in camisa nera
co tanti bei sogni
a sercar nova tera.
Ilusi i tosi partiva paea guera
basai dae tosete
sicuri de vinsare
e tornar casa… paea sera.
Pianseva e mame
e morose disparà,
che cantando faceta nera,
sti fioi gera ‘ndà
Tonava el canon
el pareva tanto vissin
e nissun più cantava
che el cor ghe tremava.
Ma eà guera ‘vansava
sempre più tacà,
anca nea nostra tera
eà gera ‘rivà.
Se voeva fare l’Italia
ma se gheva diviso i’taliani.
Se spiava el vissin
pa vardar sel spiava.
Po rivava de note
un passo ferato
na vosse ordinava
e ‘nantra sigava.
Se sentiva un sbaro
e qualchedun gera… ‘ndà!
Bastava n’idea diversa
e queo gera spacià.
Pa fortuna
i xe ricordi passai,
al dì de uncò
i giorni xe mejorai.
Aeora voemose ben
da boni cristiani
e iutemo i più disgrassiai
anca se no i xe’taliani.
Ceronte
(1° Maggio 2015)
RICORDI DI UN VECCHIO
Un vecchio ricorda
un tempo lontano
ai giovani che non c’erano,
perciò non sanno.
Si credeva nel “sol dell’avvenir”
tutti in camicia nera
con l’Impero nei sogni
a conquistar nuova terra.
Illusi i giovan partivan per la guerra
con caldi baci delle ragazze
sicuri di vincere
e tornar casa per….sera.
Piangevan le mamme
e le fidanzatine disperate,
che cantando “Facetta nera”
questi figlioli le avevano lasciate.
Tuonava il cannone
ormai non tanto lontano
e nessun più cantava
che il cuor gli tremava.
Ma la battaglia più avanzata
sempre più feroce,
anche nella nostra terra
era arrivata.
Si voleva rifare l’Italia
ma s’eran divisi gli’taliani.
Per paura, il vicino si spiava
per veder se tradiva.
Poi arrivava la notte,
un marciare ferrato,
un ordine crudele gridato
un piangente prelevato.
…si sentiva uno sparo
e qualcuno era…..andato!
Bastava un pensiero diverso
e un’innocente era spacciato.
Per fortuna
son ricordi passati,
al giorno d’oggi
i tempi son migliorati.
Allora vogliamoci bene
da buoni cristiani
e aiutiamo i più disgraziati
anche se non sono ‘taliani.
Ceronte
(Maggio 2015)
Bella come sempre caro Ceronte la tua poesia in dialetto, come sempre aspettiamo anche la versione in italiano per i lettori non veneti.
Caro Ceronte
una poesia molto diversa dalle tue solite (a parte el diaeto) ma molto toccante e, a mio avviso, più che mai attuale.
Mi è piaciuta molto, bravo e, tanto per cambiare, …….. COMPLIMENTI !!
Paolo
Anche tu racconti la storia, in forma poetica come sai fare molto bene, anche se la guerra non era proprio poesia. Io sono “vecia” ormai ma la guerra non l’ho vissuta per fortuna. Quando ne sento parlare dai miei amici un po’ più anziani ascolto in silenzio e con tanta ammirazione per chi ha saputo affrontare tante paure, fatiche, dolori, lutti.
Come sempre, Rino carissimo, hai saputo descrivere nel migliore dei modi anche questi sentimenti.
Giancarla
Caro Ceronte,
il mio primo commento era a ‘caldo’ perchè la tua poesia è molto diversa dalle tue solite e mi ha colpito.
Poi l’ho letta e riletta con calma e concordo pienamente con quello che scrive Giancarla.
Hai saputo raccontare, in poesia dialettale, l’irrazionalità della guerra e della propaganda, e i contrasti di quel periodo storico in termini lievi, senza retorica e demagogia.
Paolo