pubblicata su “Nature communications”e lo studio è stato coordinato da Antonino Cattaneo della Scuola Normale superiore di Pisa, in collaborazione con Giovanni Meli (Ebri di Roma) e Roberta Ghidoni (Irccs Fatebenefratelli di Brescia), svolto presso l’istituto di ricerca sul cervello fondato dall’Accademica dei Lincei Rita Levi Montalcini.
25 luglio 2014
La scienza ha scoperto come nasce l’Alzheimer, una delle malattie più temute dalla popolazione mondiale. L’Alzheimer non ha più misteri per la scienza. La ricerca dell’Istituto Europeo per la Ricerca sul Cervello ha permesso di ricostruire, il meccanismo che porta allo sviluppo dell’Alzheimer.
La malattia dell’Alzheimer è dovuta a una diffusa distruzione di neuroni, principalmente attribuita alla beta-amiloide, una proteina che, depositandosi tra i neuroni, agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli “neurofibrillari”. La malattia è accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello (si tratta di un neurotrasmettitore, ovvero di una molecola fondamentale per la comunicazione tra neuroni, e dunque per la memoria e ogni altra facoltà intellettiva). La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l’impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi, e quindi la morte dello stesso, con conseguente atrofia progressiva del cervello nel suo complesso.
A livello neurologico macroscopico, la malattia è caratterizzata da una diminuzione nel peso e nel volume del cervello, dovuta ad atrofia corticale, visibile anche in un allargamento dei solchi e corrispondente appiattimento delle circonvoluzioni.
Sul sito benessere. guidone.it si legge: ”La formazione delle caratteristiche placche dipende dalla proteina beta-amiloide, composta da piccoli frammenti di DNA. La malattia parte nel momento in cui questa proteina viene espulsa dalle cellule. All’EBRI lo hanno capito usando delle sonde molecolari che andavano a colpire le molecole tossiche poco prima che venissero espulse dalle cellule, fermando così l’attivazione dell’Alzheimer in generale”
La ricerca è pubblicata su “Nature communications”e lo studio è stato coordinato da Antonino Cattaneo della Scuola Normale superiore di Pisa, in collaborazione con Giovanni Meli (Ebri di Roma) e Roberta Ghidoni (Irccs Fatebenefratelli di Brescia), svolto presso l’istituto di ricerca sul cervello fondato dall’Accademica dei Lincei Rita Levi Montalcini.
Il punto di partenza è stato lo studio di una cellula di criceto: il sito in cui si realizzano le molecole tossiche che scatenano l’Alzheimer. Composte da pochi frammenti di Dna, detti oligomeri, queste molecole formano la proteina beta-amiloide, responsabile delle placche tipiche della malattia. Tutto questo può portare ad individuare nei malati nuovi percorsi terapeutici per cercare di combattere la malattia.
Articolo inserito Da Donato Lucari.