E’ difficile, molto spesso è addirittura insopportabile accettare serenamente le brutte esperienze che la vita, nostro malgrado, ci fa vivere. Ma, se riusciamo ad adattarci alle circostanze del momento, quali che siano, possiamo a volte farcene una ragione e, all’occasione, accettarle di buon grado, pur a denti stretti.
Di solito riusciamo a capire perché ci capitino certe cose solo dopo averci pensato e ripensato a mente fredda. Tuttavia, l’accettazione di ciò che ci affligge può portarci perfino a migliorare certe situazioni che riteniamo problematiche.
Imparando a non imprecare regolarmente contro il negativo della nostra vita possiamo irrobustire autostima e fiducia e, attraverso la sofferenza e la resistenza, capire che può esserci un percorso migliore da seguire.
Dobbiamo imparare a benedire per noi e per i nostri cari ogni nostra giornata ed essa si arricchirà di molti nuovi doni da aggiungere a quelli di cui già godiamo senza saperlo. Ne abbiamo ricevuti sicuramente molti, ma nella frenesia quotidiana non siamo nemmeno riusciti a vederli o a riconoscerli.
E, invece, continuiamo stupidamente a intristirci e a lamentarci senza motivo.
Grazie Raffaello per cio’ che hai scritto , tutto cio sembra rivolto alla mia persona , poiche’ sto vivendo davvero un momento difficile , faro’ tesoro di questo , ma e’ cosi’ difficile ………!!!!! Ogni tanto ti fai vivo e ti leggiamo con tanto piacere. Un caro saluto.Lucilla
Scusate… Io una volta ho sentito una mamma apostrofare la disabilità della propria figlia come un dono…
E ho anche sentito una persona dire: se non fossi stato cieco, molto probabilmente sarei stato peggiore…
Fessserie, solo fesserie.
Io per le situazioni chiamate difficili avrei un’altra parola: si può scrivere? Ma sì… Scriviamola: sfiga.
Si tratta di sfiga e di sopravvivenza…
Il resto sono solo belle parole…
E’ comunque assodato che tutti noi, chi più chi meno, sappiamo – perché dobbiamo – adattarci alle circostanze.
In fondo non ci resta altro da fare.
Lucilla, ti sono vicina e ti abbraccio forte.
Io ringrazio Raffaello per aver scritto il suo pensiero, abbraccio Lucilla per essersi sentita in un qualche modo confortata dalle parole di Raffaello, ma sono particolarmente solidale con mia figlia “adottiva” in queste sue espressioni di difficile rassegnazione. Lei sa che cosa significhi non “vedere” i tanti altri doni che ha ricevuto…suo figlio, per esempio, e questo non può essere uno stupido motivo per essere triste…
Ammiro Raffaello e Lucilla e, francamente, li invidio. Vivere con questi ‘principi’ aiuta molto ad affrontare le difficotà della vita che tutti, prima o poi, abbiamo.
Però ……. mi ritengo più vicino al modo di pensare di ‘Civetta’, anche se non mi trovo nelle sue condizioni, quasi tutti noi ci siamo trovati o ci troviamo in certe situazioni in cui non ci resta altra scelta che affrontarle nel modo migliore che possiamo.
Specialmente in questi giorni in cui si ricorda ‘l’Olocausto’ m’interrogo, nuovamente, sui concetti di ‘Destino’, ‘Libero Arbitrio’ ecc.
Nei miei momenti di crisi esistenziale mi rifugio nella mia ” torre d’avorio ” , cerco di trovare la giusta distanza dagli altri. Ciò mi permette di capire che posso stare in piedi anche da sola.
Ricordo , tuttavia , Raffaello come una persona allegra e scanzonata, capace di portare una ventata di buonumore in tutti noi – suoi compagni di corso- di coinvolgerci con le sue piacevoli conversazioni e le sue divertenti barzellette. Anche nella tristezza c’è un punto di noi che ride! L’allegria offre una strada per raggiungere il benessere interiore.