La terza domenica di luglio a Venezia, si tiene la Festa del Redentore, in commemorazione della fine della epidemia di peste del XVI-XVII secolo.
La maggior parte di voi ne ha sentito parlare e molti vi hanno, anche partecipato. E’ la Festa popolare più sentita a Venezia.
Ormai ha perso molto del suo significato religioso ed il pellegrinaggio lungo il ponte di barche fino alla chiesa del Redentore alla Giudecca non è minimamente paragonabile a quello di novembre in occasione della Madonna della Salute, forse anche per il fatto che il Redentore si festeggia in piena estate.
Inoltre è diventata una festa molto ‘turistica’, i treni speciali da Padova, Treviso e Mestre sono decine ed i pulman che portano i turisti dalle spiaggie del litorale sono centinaia, a questi si devono aggiungere le migliaia di croceristi che arrivano in città con le navi da crociera, prorpio in occasione di tale ricorrenza.
Io, essendo nato, cresciuto ed avendo vissuto a Venezia fino a 28 anni, vi ho partecipato spesso in vari modi. Dalle ‘rive’, da casa di amici con una delle famose ‘altane’ sui tetti, e dalle barche. Quest’ultimo è il modo più classico, più tradizionalmente veneziano e più popolare per partecipare alla Festa. Vi ho partecipato sia da ragazzino con la famiglia e i parenti, sia da ragazzo con compagni e amici.
Si comincia già da qualche giorno prima ad organizzarsi per il pic-nic ‘in barca’ con in classici cibi da estate: insalata di riso, pasta fredda, ‘saor’, l’immancabile anguria ed abbondanza di …. liquidi, anche alcoolici, tanto (almeno a quei tempi) non c’era l’alcool test.
Ci si imbarca per tempo per poter trovare un ormeggio discreto in Bacino S.Marco, dato che ‘chi prima arriva meglio alloggia’, dopo di che si comincia la cena, più o meno all’imbrunire.
Può capitare a volte che, dato l’affollamento di barche, qualcuna si ormeggi a fianco di un’altra e allora ci si scambia qualche pietenza, qualche bicchiere, se ci si è abbastanza ‘carburati’ si intona qualche canzone, a cui si aggregano anche barche un pò più lontane, tanto per passare il tempo in attesa dei famosi ‘fuochi’ che iniziano verso la mezzanotte.
I Fuochi Artificiali del Redentore, indipendentemente dal mio eventuale campanilismo e tenendo presente che sono un pò di anni che non li vedo, sono i più belli che abbia visto. Durano molto, ai miei tempi, duravano quasi un’ ora solo con pochi minuti si pausa tra una serie e l’altra e poi lo sfondo del Bacino S.Marco con S.Giorgio ed il Palazzo Ducale è eccezionale.
Una volta finiti i Fuochi, con molta calma dato l’affollamento, si rientra verso casa dopo aver portato la barca al suo ormeggio ed averla scaricata oppure …. si tira fino all’alba. Naturalmente questa eventualità riguarda i giovani, io l’ho fatto tre volte. La variante più diffusa è puntare verso la bocca di porto del Lido entrare in mare e poi puntare verso la spiaggia del Lido. Una volta lì ci si distende sulla sabbia e si guardano le stelle, si chiacchera, si dorme , tra l’altro a memoria mia non ricordo un Redentore con il brutto tempo, oppure, dato che spesso la compagnia è promiscua, ………………
Sulla spiaggia la privacy non è proprio il massimo, perchè questa ‘gita’ è molto frequentata, ed inoltre sulla spiaggia arrivano anche molte delle persone che hanno guardato i Fuochi da terra dalle ‘rive’ del Lido, e la spiaggie del Lido non sono libere percui c’è anche un servizio di sorveglianza, anche se piuttosto labile.
Un’alternativa è puntare con la barca verso una delle tante isolette abbandonate della laguna. In quasi tutte queste isole c’è qualche rudere di antiche costruzioni per cui è facile trovare del materiale per accendere un falò e passare la serata in compagnia, ed una volta acceso il fuoco è difficile che qualche altra barca si avvicini.
L’unico problema in questo caso è che le isole della laguna non sono proprio deserte, ma sono abitate da colonie, anche abbastanza numerose di ….. topi, e i topi della laguna non sono proprio ….. topolini. L’unica volta a cui ho partecipato a quasta variante del dopo Redentore, si sentivano vari rumori, squittii, e si vedevano ombre muoversi non molto lontano, percui il fuoco è diventato molto grande e nessuno ha pensato di allontanarsi ne da solo ne in compagnia.
Un cordiale saluto a tutti.
Beato te, che fino a ventotto anni hai potuto godere una delle meraviglie pirotecniche mondiali.
Tante volte volevo partecipare, ma per un motivo o per l’altro non mi è mai stato possibile. A Noventa Padovana si festeggia pure la festa del Redentore con relativo finale pirotecnico, ma penso che, il rispecchio dei fuochi sul canale, in confronto al Canal Grande, del bacino di San Marco, San Giorgio e la Giudecca, siano un’altra cosa.
Prima o poi andrò a vedere dal vivo questa bella manifestazione .
Grazie Paolo per aver fatto rivivere un ricordo lontano della festa del Redentore. Quando ero ragazzina mi piaceva sentire il racconto dei preparativi per la grande Festa, per mia mamma (nata e cresciuta a Venezia) rappresentava una grande occasione per riunire parenti e amici. Si addobbavano le barche con i caratteristici lampioni di carta crespata, poi si mettevano le sedie e i tavolini e le stoviglie per il tradizionale banchetto del Redentore.
Non doveva mancare l’anitra arrosta con il ripieno, le verdure, la peperonata, angurie dai dieci chili in sù il tutto annaffiato dal “vin foresto” e una bella cantata. Evviva Venezia e le glorie del nostro Leon.
Cara Luisa, mi ha fatto proprio piacere leggere il tuo commento.
In effetti mi sono dimenticato di scrivere degli addobbi, della ‘Galleggiante’ con la musica e delle luminarie alla ‘cinese’ (d’altra parte tra Venezia e la Cina ci sono sempre state ‘contaminazioni’).
Il tuo riferimento all’anitra mi giunge nuovo ma, probabilmente, ogni famiglia con parenti, amici e vicini vari ha qualche tradizione sua propria, da noi si usavano abbastanza polpette e uova sode.
Ovviamente il vino abbondava anche perchè, almeno allora non so adesso, non c’era l’etilometro.
Evviva Venezia
Mi associo ai vostri evviva. Ho sempre sentito parlare anch’io di questa grande festa e dell’indimenticabile spettacolo di luci e canti che si poteva godere soptattutto dal mare.
Sono riuscita ad andarci una sola volta nella mia vita, ma purtroppo per lavoro e u
c’è stato un black out…. continuo il mio commento.
Dicevo che ci sono stata per lavoro, per accompagnare l’allora governatore di Hong Kong C.H. Tung e signora (quando Hong Kong non era ancora passata sotto la Cina), ospiti sulla zattera-ristorante riservata al Provveditore del Porto di Venezia, ovviamente vicino al ponte di barche che portava alla chiesa del Redentore. Che fortuna, dirà qualcuno! In effetti non mi mancava niente: un meraviglioso menù caratteristico della serata, un servizio d’eccellenza, lo splendore di Venezia che faceva da sfondo ai due ricchi e potenti cinesi che avevo di fronte a me, un consistente rimborso per trasferta notturna da parte della mia azienda… Ma invidiavo quelli che erano liberi in barca con una bella fetta di anguria, che ridevano e cantavano in attesa della cascata di stelle artificiali su quel mare affollato.
Cara Giancarla, senz’altro più di qualcuno ti avrà invidiato.
Ma una festa popolare è più festa se è vissuta in mezzo alla gente !